Tra terra e acqua, proprio dove il fiume Po sfocia nel mare Adriatico, in Romagna è nata una tradizione artigiana unica, in grado di trasformare un prodotto locale a costo zero, la canna che cresce spontanea dell’area del Delta, in tantissimi oggetti d’uso quotidiano prima e in artigianato artistico poi.
Tutto sarebbe iniziato a Villanova di Bagnacavallo, a pochi chilometri da Ravenna, dove il genius locii ha sviluppato nei secoli tra gli abitanti una grande abilità nell’intreccio delle erbe palustri: qui si viveva, si lavorava, si giocava anche con canne e giunchi, perché l’utilizzo delle erbe e gli sfalci stagionali garantivano il continuo rinnovarsi dell’ecosistema di una valle unica per biodiversità.
Dalle mani capaci dei romagnoli uscivano allora stuoie di diverse misure e qualità, graticci, legacci, scope di vario tipo, sporte, borse, cestini, cappelli, calzature, panciotti, impagliature per fiaschi, persino interi capanni. Alla fine dell’Ottocento la fama degli artigiani dell’intreccio era tale che dalla Romagna furono invitati anche all’Esposizione internazionale di Parigi del 1900, e ancora negli anni ’70 tra Bagnacavallo, Argenta, Comacchio e Ostellato, si producevano decine di migliaia di manufatti, con sempre più attenzione al gusto e alla moda dell’epoca. E oggi?
Per (ri)scoprire questa eredità tutta locale, si parte ovviamente proprio da Bagnacavallo, dove l’Ecomuseo delle Erbe Palustri e la tradizionale Sagra delle Erbe Palustri, in programma ogni anno a settembre, raccontano alla perfezione i tempi d’oro dell’intreccio romagnolo.
L’Ecomuseo delle Erbe Palustri è organizzato in varie sezioni espositive e comprende sale didattiche e multimediali. Il museo espone una ricca collezione di manufatti e attrezzature legati alla lavorazione e all’intreccio delle erbe palustri e del legno nostrano, caratteristica del paese fino agli anni Sessanta del Novecento: oggetti d’uso domestico, creazioni di intrecci di erbe e legno rigorosamente fatti a mano. Nella ricostruzione della casa-laboratorio di un artigiano palustre romagnolo si potrà “giocare con niente”, riscoprendo la creatività e l’abilità manuale dei bambini di un secolo fa, o provare ad intrecciare le erbe direttamente con le proprie mani, mentre nell’angolo della cucina di inizio Novecento si presentano gli arredi e gli utensili utilizzati un tempo per la preparazione di cibi e minestre, affrontando il tema della sapienza, della frugalità e della provenienza. Fuori dal Museo, nel giardino esterno, c’è poi l’etnoparco “Villanova delle Capanne” cui sono state ricostruite tutte le tipologie di capanni classici romagnoli in canna palustre.
Il momento ideale per scoprire Bagnacavallo è sicuramente l’inizio di settembre, in occasione della Sagra delle erbe palustri: una festa unica con rievocazione delle tecniche ottocentesche di lavorazione delle erbe di valle e del legno nostrano, laboratori, mostre, mercatini, spettacoli, incontri e gastronomia conviviale. Sabato e domenica in particolare tutta la città si trasforma in un grande mercato e in un fervente laboratorio che accoglie i mestieri dell’arte, della natura e le antiche botteghe.
Da Bagnacavallo può cominciare poi un percorso per esplorare il grande protagonista di questa storia, il Delta del Po: Riserva di Biosfera per l’Unesco da 10 anni, i suoi 54mila ettari di riserva protetta ospitano aree naturali come le Pinete di Ortazzo e Ortazzino, l’oasi di Punta Alberete, la Valle delle Canne, la Foce del Bevano con le sue dune costiere e il Bosco della Mesola.
Iniziamo visitando le Pinete di Ortazzo e Ortazzino, due aree protette di grande bellezza dove immergersi in un paesaggio di dune, boschi e specchi d’acqua dolce e aspettare numerose specie di uccelli, tra cui aironi e fenicotteri rosa. Proseguendo il nostro itinerario, ci dirigiamo verso l’oasi di Punta Alberete, un'area umida di straordinario valore ecologico, ideale per una passeggiata tra le passerelle in legno che permettono di osservare la flora e la fauna senza disturbare l’ambiente.
Il viaggio continua in quella Valle delle Canne grazie a cui è nata la tradizione dell’intreccio: canneti e specchi d’acqua che ospitano una biodiversità unica, da ammirare con un'escursione in barca. Da qui ci si sposta prima alla Foce del Bevano, dove le dune costiere creano un paesaggio suggestivo e incontaminato, e poi al Bosco della Mesola, una delle ultime foreste alluvionali padane, habitat naturale del cervo della Mesola, una specie autoctona protetta.
Per concludere questa avventura nel Delta ci sono le lagune salmastre di Goro e Comacchio, da esplorare in bicicletta lungo gli argini, ammirando i casoni da pesca. A Comacchio, tra i suggestivi canali e i caratteristici ponti in mattoni, non si può perdere l’anguilla marinata: la Manifattura dei Marinati è il punto di partenza ideale per scoprire il legame tra artigianato e cibo che caratterizza la Romagna.